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Giornali cartacei: che fine hanno fatto?

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Una domanda che, almeno fino agli inizi degli anni duemila, sarebbe stata impensabile. Chi scrive quest’articolo è cresciuto coltivando il sogno di fare il giornalista, di riempire pagine d’inchiostro e sentire il profumo delle rotatorie quotidianamente. Un pensiero che oggi appare quantomai anacronistico, per via principalmente della crisi che sta attraversando la carta stampata. Chiaramente non si parla di una sparizione totale, quanto di un progressivo ridimensionamento della loro importanza nella nostra vita. Perché e come ci siamo abituati alla loro marginalità? Basta chiedere a un giovane di oggi quante volte gli sarà capitato di sfogliare dei giornali cartacei.


Non facciamo gli intellettuali: non si parla necessariamente di letture d’alta quota. Parliamo di cose semplici: le pagelle del fantacalcio sulla Gazzetta, gli annunci dei giochi di seconda mano, le strip di fumetti. Tutte cose che un tempo sarebbero passate dalle pagine di un giornale e che oggi ci siamo abituati a cercare altrove. Dove, di preciso?

L’avvento modernizzante di internet e le conseguenze sui giornali cartecei


Diamo subito la risposta più ovvia, ma anche quella principale. L’avvento della rete ha cambiato il nostro modo di relazionarci al mondo dell’informazione. Sta cambiando tutto, anche il nostro modo di gestire il tempo. Solo un nostalgico però riuscirebbe a dire che questo è stato in tutti i casi un male. Oggi reperire informazioni è più semplice, più veloce e più immediato. Siamo in grado di trovarle più semplicemente, grazie al lavoro svolto dai motori di ricerca. Possiamo trovarle più velocemente, perché internet beneficia di un’immediatezza che i giornali non potrebbero mai avere. E siamo in grado di farlo a un prezzo minore, perché nella gran parte dei casi internet è una fonte gratuita.
Partiamo quindi dicendo che non tutto il progresso viene per nuocere, anzi.

Personalmente, mi sento di dire che questo è stato uno dei benifici migliori apportati dalla rete. Inoltre, la rete smantella i pesanti archivi cartacei e rende quindi reperibili informazioni del lontano passato in un click. Vantaggi logistici e pragmatici che hanno anche ripercussioni economiche: una testata cartacea ha prezzi di produzione e distribuzione che un web journal non ha.
La mia è chiaramente una riflessione superficiale, che non fa altro che scalfire la superficie di una transizione estremamente più complessa. Ma, appunto, internet è anche questo: informazione veloce, in pillole, semplificata. E qui arriviamo al prossimo punto.

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Ci stiamo disabituando a leggere?

La scomparsa dei giornali è legata alla nostra sempre inferiore capacità di leggere? Hanno forse ragione tutti coloro che, in virtù del sempre frequente adagio del “ai miei tempi”, affermano che in passato si leggeva di più?
Ancora una volta, la discussione è complessa. Stando però alle stime raccolte da molti enti di studio, non è affatto vero che si legge meno. Anzi, si legge molto di più. Viviamo in un secolo in cui gran parte dell’informazione è veicolata da un mezzo scritto. Paradossalmente, rispetto al passato dove i media dominanti erano soprattutto televisione e radio, siamo molto più abituati a recepire informazione mediante lo scritto.


E allora perché abbiamo la sensazione di “leggere meno”? Forse perché leggiamo di più, ma sempre meno letture di qualità. Vale lo stesso discorso del tempo: se passo molto tempo facendo cose, che però sono per lo più impegni triviali, ho la sensazione che il tempo non basti mai. Al contrario una giornata di tempo soddisfacente mi riempie in maniera diversa. Ci rivolgiamo alla scrittura per molte più cose, soprattutto all’interno del contesto dei social. E non sempre quello che leggiamo è produttivo.

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I giornali cartacei si devono reinventare


Sembra una frase fatta (e in parte lo è) ma questa è forse la migliore morale che possiamo dare a questa storia. E’ un discorso in parte simile a quello delle macchine fotografiche e dei rullini. Avete presente che fine ha fatto la Kodak? Oppure Blockbuster? Ecco. Puoi cercare di rimanere ancorato al passato oppure evolverti. Ma è sparito Blockbuster, vediamo meno film? No, semplicemente siamo passati a Netflix.
I giornali cartacei possono attuare soluzioni competitive per rimanere sul mercato. Prendiamo come esempio la Gazzetta dello Sport.

Nei primi anni del 2000 la Gazzetta del lunedì era praticamente una tassa per qualsiasi adolescente appassionato di calcio. E se volevi partecipare al fantacalcio, anche se non eri tifoso sfegatato, era una tassa che toccava anche te. Adesso la Gazzetta mette i suoi voti on line, ma se vuoi consultarli è necessario iscriverti a un’account. Certo, rimarrano ancora a lungo i giornali cartacei: per riprendere l’esempio delle foto, rimarrà sempre il fascino della polaroid. Muterà sicuramente il loro mercato, cambieranno le regole del gioco, muteranno gli equilibri.
Ma anche qui, siamo sicuri sia un male? Quanto ne beneficerà, per dire, l’ambiente? Tutta questa carta stampata in meno non è forse un valore per lo spreco?

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L’informazione si settorializza – e sta a noi capire bene come spendere le nostre letture-

Forse questa è la riflessione più sensata con la quale mi sento di congedarmi. La prospettiva più reale è che oggi l’informazione va evolvendosi rapidamente e si settorializza in maniera sempre più peculiare. Per questo è importante capire bene a quale mezzo rivolgersi. E’ sempre possibile rivolgersi a un cartaceo, dove magari troveremo interventi più profondi e ragionati. La lettura del cartaceo offre inoltre uno spazio maggiore alla nostra riflessione, ci regala un angolo di pensiero franco. Non ci costringe alle frasi sincopate del web, dove i motori di ricerca penalizzano articoli che usano parole o periodi troppo lunghi.
Ci sarà ancora uno spazio per i giornali cartacei, come ci sarà per la lettura dei social o quella dei web journal. Ma oggi, più che un tempo, è necessario essere lettori consapevoli per evitare di divenire, stavolta sì, anacronistici.


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